Evanescente

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Evanescente (Natura impavida)

Mantegna disegnò la pala della Resurrezione di Cristo con grande cura e minuziosità, ponendo particolare attenzione alla resa emozionale che il quadro può suscitare nello spettatore.


Ad incorniciare l'atmosfera dell'accaduto vi è l'elemento più vicino all'essere umano: la natura che viene posta in secondo piano e che dialoga con la scena animando il quadro attraverso il linguaggio sonoro.
Il vento che strilla forte, le nuvole in procinto di scaricarsi al suolo e la dura, tagliente e fredda roccia comunicano una situazione inquieta, quasi minacciosa, che rimbomba nelle orecchie del fruitore; eppure, in tutto questo frastuono ambientale, non vi è il minimo accenno ad una vegetazione.

La scena è contornata dalla presenza di questa stanza di pietra bruna sulla quale l'acqua della tempesta scivolerà velocemente.

Evanescente (natura impavida) si basa sulla presenza di questi elementi statici e trasforma i corpi, intenti nel dinamismo della scena, in statue di marmo michelangiolesche fermando l'istante e bloccando l'atto del Cristo in un'azione immutabile nel tempo.

Col permutare di ciò  Madre natura si riafferma sulla sua proprietà, riportando e sovrastando l'intervento dell'uomo. Il marmo pian piano si corrode tramite le piogge ed il muschio inizia a ricoprire i meandri umidi delle statue. La trascendenza dell'atto di cristo rimane immobile, imprigionato dalle catene naturali che il tempo fa proliferare.

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